Fake news più veloci della pandemia

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A due mesi dalla pubblicazione del libro a più voci La passione per la verità, Come contrastare fake news e manipolazioni e costruire un sapere inclusivo, a cura di Laura Nota (Franco Angeli Editore; con interventi di Laura Nota, Roberto Reale, Giuseppe Giulietti, Paolo Pagliaro, Enrico Ferri, Salvatore Soresi), è utile una rilettura di queste pagine alla luce di quello che stiamo vivendo. Il contagio da fake news ha un ritmo di crescita quasi più alto della pandemia da Covid-19. I dati dell’ultimo mese parlano di una diminuzione delle ricerche in rete sull’argomento; quasi 6 notizie su 100 relative alla pandemia sono fake; su 16mila nuovi domini internet legati al coronavirus registrati da inizio anno, circa il 20% ha «finalità malevole». Sono solo alcuni dei dati contenuti nel secondo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online – Speciale Coronavirus pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Analizzando poi il contenuto testuale di tutti gli articoli di disinformazione sul coronavirus, emergono alcune narrazioni prevalenti sull’epidemia (dai rischi alle teorie complottiste), imperniate su una comunicazione basata sull’utilizzo ricorrente di termini atti a far leva sulle emozioni negative dei cittadini.

Il fatto e l’artefatto

Notizie false e bugie, che ormai sono parte del lessico comune, e conseguenza diretta di un disordine informativo e linguistico, che ai tempi del Coronavirus si fa terreno ancor più ampio. Fact checking (controllo dei fatti) e debunking (attività di “caccia alle bufale”, di cui vengono dimostrate la falsità e l’inconsistenza; tra i debunker, due su tutti, David Puente del quotidiano on line Open e Paolo Attivissimo, autore di moltissimi testi con cui ha smontato e smentito le notizie false) sono efficaci strumenti di contrasto e verifica, ma intervengono a posteriori. Servirebbe un’azione in anticipo, più ampia ed organica, per mettere ordine nell’eccesso di moltiplicazione delle fonti, dare uno stop alle logiche narrative dell’informazione televisiva, che confondono le verità con l’emotività, e riportare al centro un’attenzione dispersa invece in mille direzioni. Contrapposta alla “bugia” o “notizia falsa”, la verità – l’aletheia dei greci – porta in sé l’idea che le cose stanno così come sono state rivelate. Il riferimento è chiaramente ai fatti, ma i fatti sono riferiti da parole e discorsi, cioè dai mezzi verbali del linguaggio. E anche la nostra lingua, quella italiana, ci insegna che le parole possono essere veicolo dell’artefattodell’artificioso, della manipolazione. Pensiamo a come sono percepiti i numeri quando si parla di immigrazione, ai molti proclami lanciati fuori da ogni idea di istituzionalità attraverso i social, da parte politica, e persino alle “ricette mediche e scientifiche” elargite in piena emergenza Covid-19 dalle fonti più disparate.

L’articolo integrale si può leggere qui. con le interviste a Laura Nota – docente presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università degli studi di Padova e curatrice del volume e a Roberto Reale – giornalista, docente all’Università di Padova, già vicedirettore del TGR e vicedirettore di RaiNews24, oltre che autore di un capitolo nel libro – che ci spiega come mai ai tempi del Coronavirus la fabbricazione delle fake news è aumentata.